Se seguite questo blog, non vi sarà certo nuovo il nome di P. Djèlí Clark, autore della serie del Dead Djinn . Questa volta ho deciso di leggere una delle sue altre opere: una novella ambientata anch'essa in un passato alternativo in cui figure mitologiche esistono davvero, ma che ha un setting tutto suo ed una scrittura che fa il paio.

Titolo: The Black God’s Drums
Autorə: P. Djèlí Clark
Casa Editrice: Tor.com
Data di pubblicazione: 21 Agosto 2018
Genere: Fantasy - Ucronia
Pagine: 112
Autoconclusivo o parte di una serie: Autoconclusivo
Sinossi: In una versione alternativa degli anni '80 del XIX secolo, l'Unione ed i Confederati sono arrivati ad uno stallo, e New Orleans, dove la nostra storia si svolge, è stata dichiarata territorio indipendente e neutrale. Una notte Creeper - intraprendente ragazzina di strada che ha una speciale connessione con la dea Oya - scopre che alcuni Confederati sono sulle tracce di un'arma nota come i "Tamburi del Dio Nero", artefatto capace di evocare terribili tempeste, che è stato usato nella lotta per la liberazione di Haiti, ma solo al prezzo di pesanti perdite collaterali. Creeper prende contatto con la Capitana Ann-Marie St. Agustine, del dirigibile Midnight Robber, offrendo le sue preziose informazione in cambio della possibilità di unirsi alla sua ciurma; ben presto le due si trovano coinvolte in una missione per recuperare l'arma prima che sia troppo tardi.
Analisi: La storia è narrata in prima persona da Creeper, in una lingua che riflette il background della protagonista e l'ambientazione generale della novella, facendo infatti abbondante uso di espressioni e strutture linguistiche vernacolari, ed anche di termini francesi scritti in maniera fonetica.
La narrazione fa aperti riferimenti alla religione Yoruba ed al folklore Afro-Caraibico; in questo mondo, entità mitiche sono reali ed in grado di influenzare la storia umana, come mostrato tanto dagli eventi della novella quanto dal background cui si fa riferimento. La narrazione è anche ricca di riferimenti alla storia della schiavitù negli USA - in alcuni casi in maniera ovvia, si veda il ruolo della guerra civile nel setting, in altri in modo più peculiare, come nel caso del cosiddetto "gas drapeto" che qui è usato dai Confederati per rendere mansueti gli schiavi, e che è ispirato alla malattia posticcia chiamata "drapetomania", che avrebbe indotto gli schiavi a scappare dalle piantagioni (perché secondo il suo ideatore la schiavitù sarebbe stata così benefica per le sue vittime che solo un disturbo mentale avrebbe potuto spiegarne il desiderio di fuga - E SI' QUALCUNO HA DAVVERO SOSTENUTO QUESTA STRONZATA).
La storia di suo è breve, semplice e lineare, ma lo stesso capace di farci familiarizzare con una protagonista che è difficile non amare, e di dare vita ad un setting affascinante e non privo di sfumature; ho apprezzato come la magia ed il mito non siano solo intrecciati a elementi più terreni, ma siano anche rappresentati con la giusta dose di ambiguità - come forze fenomenali che possono aiutarci in una giusta cause, ma che al tempo stesso vanno oltre alla nostra piena comprensione ed al nostro controllo.
Conclusioni & Consigli: Ho davvero gradito questa novella, ed anche se ho notato delle somiglianze evidenti con l'altra serie dell'autore, ciò non mi è sembrato un limite; anzi, se alcune scelte stilistiche e tematiche sono facilmente riconoscibili, ho trovato che in ciascuna opera fossero rese in maniera ispirata e con una loro specifica identità. Consigliato a tuttз з lettorз di fantasy,
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