Adulthood Rites – di Octavia E. Butler

Dopo la mia recente (e piuttosto entusiastica) recensione di Dawn, torno ora a parlare della serie della Xenogenesis di Octavia E. Butler. Ho appena terminato Adulthood Rites, che è il secondo libro della trilogia, e, beh, ho non poche cose da dire.

Titolo: Adulthood Rites

Autorə: Octavia E. Butler

Prima Edizione:: Warner Books

Data di pubblicazione: 1 gennaio 1988

Genere: Fantascienza

Pagine: 277

Autoconclusivo o parte di una serie: Secondo libro della serie della Xenogenesis (nota anche come Lilith's Brood)

Sinossi: Diversi anni dopo la fine di Dawn, umani ed Oankali vivono assieme sulla Terra, ma la loro coesistenza non è proprio serena, e mentre alcuni terrestri sopravvissuti hanno per quanto di malavoglia accettato di cooperare con gli alieni, altri si sono invece rifugiati in villaggi di soli umani. Poiché gli Ooloi hanno reso tutti gli umani infertili, e capaci di riprodursi solo con il loro intervento e combinando i loro geni con quelli degli Oankali, tali comunità di "resistenti" si sono ridotte a rubare bambinз dagli altri villaggi, cercando di crescerli come proprз pur sapendo che sono in realtà dei costrutti ibridi degli Oankali.

Akin, il personaggio principale del romanzo, è il figlio di Lilith Iyapo, nonché il primo costrutto maschio nato da madre umana. Da bambino, Akin ha un aspetto pressoché interamente, ma a livello intellettivo è molto più maturo di quanto la sua apparenza potrebbe suggerire. Rapito e trafficato da piccolo da gruppi di resistenti, e più tardi riportato al suo villaggio nativo, Akin cresce con una complessa comprensione delle motivazioni dei diversi gruppi, ma al tempo stesso privato delle connessioni profonde che i suoi fratelli hanno potuto sviluppare. La sua unica prospettiva gli permetterà di intravedere una terza possibile via per il futuro dell'umanità, offrendo in questo modo un nuovo barlume di speranza.

Analisi: Se Dawn era interamente narrato dal punto di vista di Lilith, qui la voce narrante in terza persona alterna la prospettiva di Akin con quella di altri personaggi secondari, così fornendo più informazioni su quel che sta succedendo allo stesso tempo. Lo stille di scrittura è comunque uniforme, e dà priorità ai concetti rispetto all'atmosfera; come risultato, tutti gli aspetti rilevanti dell'ambientazione sono descritti in maniera chiara ed efficiente, ma senza troppa emozione. Similmente, з personaggз sono esploratз con una sorta di distacco clinico, che lз riduce a poco più della somma dei loro attributi biologici e delle loro convinzioni filosofiche.

Caratteristiche simili si potevano notare anche nella scrittura di Dawn, dove tuttavia potevano essere facilmente ricondotte alla personalità specifica di Lilith, nonché al carattere in buona parte artificiale del setting. Qui, avendo a che fare con un cast di personaggз più vasto ed articolato, il medesimo tono spassionato balza più all'occhio, specie se si considera che i temi e le relazioni trattate implicano invece non poca portata emotiva. Il che non è per forza un difetto del romanzo, ma più che altro un segno chiaro di dove sia puntata la sua attenzione.

Non diversamente da quanto abbiamo visto nel volume precedente, Adulthood Rites offre un ritratto affascinantemente ambiguo della relazione fra umani ed Oankali; se gli Oankali sono disturbanti per il loro approccio manipolatorio e paternalistico, che richiama dinamiche di potere coloniali o comunque di condiscendenza verso chi è soggettǝ al potere altrui, l'umanità è descritta in maniera spietata nella sua ottusità, intolleranza, inclinazione autodistruttiva. Anche se viene allora da chiedersi - fino a che punto è la specie umana ad essere senza speranza di redenzione, ed in che misura vivere in uno stato di soggezione ed infantilizzazione non finisce invece per esacerbare gli stessi difetti che gli Oankali avrebbero voluto correggere? Nel finale, grazie alla mediazione di Akin, ad un gruppo di umani è concesso di costruire una colonia indipendente su Marte; il che è presentato come un'ultima inattesa speranza di libertà, ma è anche criticato come mossa crudele dagli Oankali, fermamente convinte che gli umani non sapranno avere buona cura di sé stessi.

Il romanzo esplora ulteriormente anche la natura di sesso e genere per gli Oankali, il che si riflette in particolar modo sulla crescita di Akin e sul suo avvicinarsi all'età adulta: un tema che non poteva sfuggire alla mia attenzione, dato che sempre mi interessano le indagini non convenzionali su ruoli ed identità di genere. Devo dire, tuttavia, che mentre l'argomento funziona bene come elemento di worldbuilding fantascientifico, non fornisce invece un gran contributo ad una riflessione più rilevante su questioni di genere applicabili al nostro mondo; e non tanto perché ovviamente è di creature aliene che stiamo parlando, ma perché tutto il discorso è costruito in termini di determinismo biologico, con caratteristiche e ruoli diversi da quelli cui siamo abituatз, ma comunque strettamente legati a attributi anatomici e funzione riproduttiva; gli Onakali possono in un certo senso scegliere il proprio genere, ma esso consiste in un insieme di ruoli sociali e biologici fra loro indissolubilmente collegati. Se la descrizione degli Oankali è una bella prova di creatività, il romanzo sembra comunque basarsi su degli assunti cis- ed eteronormativi, specie per quello che riguarda l'umanità, sconfinando nell'essenzialismo quando arriva a descrivere i tratti tipici di uomini e donne. Nel corso della narrazione si arriva anche ad affermare che la vita è senza significato se non ci si può riprodurre - e certo, tale dichiarazione va inserita nel contesto postpocalittico di cui sopra, con la sopravvivenza della nostra specie in serio pericolo, tuttavia avrei apprezzato se almeno qualche voce avesse apportato una visione più articolata della questione, invece di trattarla come un postulato indiscutibile.

Conclusioni & Consigli: Mentre avevo amato senza riserve Dawn, Adulthood Rites mi ha lasciato dei sentimenti più contrastanti. Non intendo certo negare che sia un libro molto valido ed una brillante creazione fantascientifica, dico solo che mostra con più evidenza la sua età. Nondimeno vale certamente la pena di leggerlo, e penso risulterà sopratutto soddisfacente a chi ama la fantascienza di stampo classico. D'altro canto, se questo romanzo era entrato nel vostro radar perché esplorava questioni di genere e magari vi state aspettando un rinfrancante esempio di letteratura queer, tenete presente che è un libro del 1988 e misurate di conseguenza le vostre speranze.

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