Chi mi conosce probabilmente sa che adoro N.K. Jemisin: ho letto e apprezzato tutti i suoi romanzi ed alcune opere brevi, ed ho intenzione di prendere qualsiasi sua nuova pubblicazione. Allora perché non avevo ancora letto questo libro in particolare? Forse perché, in generale, le raccolte di racconti non sono il mio formato preferito; questa, però, si è rivelata una lettura assai soddisfacente. Non che mi aspettassi nulla di meno.

Titolo: How Long ‘Til Black Future Month?
Autorə: N.K. Jemisin
Prima Edizione:: Orbit
Data di pubblicazione: 27 novembre 2018
Genere: Fantascienza - Fantasy
Pagine: 416
Autoconclusivo o parte di una serie: Raccolta di racconti autoconclusivi
Sinossi: Il libro è una collezione di 22 racconti brevi, che spaziano attraverso diversi universi e sottogeneri di speculative fiction, ma che sono accomunati dal rispecchiare più o meno esplicitamente tematiche che riguardano anche il nostro mondo reale: vediamo infatti mondi quasi utopici messi direttamente in contrasto con la società americana; creature magiche che si aggirano per New Orleans dopo l'uragano Kathrina; persone apparentemente ordinarie che si imbattono inaspettatamente nella magia; culture aliene ed intelligenze artificiali la cui raffigurazione ci spinge, in un modo o nell'altro, a interrogarci su valori e limiti della nostra esperienza.
Analisi: Ciascun racconto è scritto in uno stile suo proprio e spesso distintivo, dal lirico appello a chi legge di The Ones Who Stay And Fight ai log di comunicazione fittizi visti in The Evaluators; la potente voce narrativa e la splendida prosa di Jemisin assumono tante forme quante ciascuna storia richiede, e laddove non tutte le sperimentazioni hanno altrettanto successo (sarà un cavillo, ma non riesco a non vedere l'uso approssimativo dell'italiano ne L’Alchimista) il risultato complessivo è in ogni caso vivace ed affascinante.
Tutti i racconti sono, come ho detto, indipendenti fra loro, tuttavia vala la pena rilevare come tre di essi siano stati poi sviluppati in opere più complesse; già conoscevo The City Born Great, prima introduzione all'universo delle serie "Great Cities" ; ed ho avuto il piacere di riconoscere temi ed ambientazione della serie della Broken Earth in Stone Hunger, e della duologia di Dreamblood in The Narcomancer.
Ma soprattutto, parliamo delle tematiche. Perché N.K. Jemisin ha sempre qualche lezione per noi, e non prova nemmeno a farne mistero. La raccolta è accompagnata da un'illuminante introduzione dell'autrice, che parla della sua esperienza come donna nera nel mondo della speculative fiction agli albori della sua carriera, e della sua determinazione a liberarsi dalle restrizioni di un genere che, allora, era quasi uniformemente bianco e declinato al maschile, nonché perpetuamente concentrato su storie e protagonisti fra loro assai simili.
Molti racconti discutono temi di oppressione razziale e cambiamento sociale, toccando altre questioni quali la censura (The Storyteller’s Replacement), il fervore religioso (The Brides Of Heaven) o l'educazione standardizzata (Valedictorian). Jemisin osserva squallori ed ingiustizie con sguardo necessariamente impietoso, ma anche con un atteggiamento proattivo e cautamente ottimista - come ben esemplificato da Red Dirt Witch, che narra la storia di una madre afroamericana nel sud di Jim Crow, intenta a proteggere sua figlia dalle influenze di una fata invadente, racconto che riesce a essere straziante e carico d'ispirazione al tempo stesso; in un tono un po' più leggero, in The Effluent Engine incontriamo l'affascinante spia Haitiana Jessaline, che è acutamente consapevole della crudeltà del mondo, ma che non esita a battersi per una giusta causa - e magari anche per un po' di romanticismo saffico così per accompagnare. La tecnologia è guardata con un occhio di cautela, specie laddove messa in contrasto con il valore delle emozioni e del contatto umano (The Trojan Girl, Too Many Yesterdays, Not Enough Tomorrows), ma in generale il progresso è visto come una forza in linea di massima positiva, ed il cambiamento come qualcosa che vale la pena abbracciare anche se ciò comporta una misura di disagio (Cloud Dragon Skies, Valedictorian).
Non mancano i riferimenti ad altre opere famose ed a tropi ricorrenti; alcuni con un tocco di ironia (si veda Henosis in rapporto a Miserydi Stephen King), più spesso in una complessa dialettica con il materiale cui si ispirano - per esempio, The Ones Who Stay And Fight è una diretta replica a The Ones Who Walk Away From Omelasdi Ursula Le Guin, di cui critica l'implicazione che la società non può essere cambiata; Valedictorian si basa su una premessa che ricorda fin troppi romanzi distopici per ragazzi, ma con un'interpretazione ben più originale. Walking Awake è anch'esso una replica, questa volta diretta a The Puppet Mastersdi Heinlein, laddove la minaccia non viene più dal controllo mentale di alieni o di comunisti, ma da chi detiene il potere nella nostra stessa comunità, trattando le persone meno privilegiate come sacrificabili senza bisogno i alcun nemico esterno,
Conclusioni & Consigli: Beh, nessuna sorpresa che questo libro mi sia piaciuto, no? Se per ovvi motivi dei racconti brevi non possono avere la stessa profondità di worldbuilding e di caratterizzazione di opere più corpose, ho comunque apprezzato l'occasione di leggere una carrellata di idee brillanti prodotte da una delle mie autrici preferite. Forse se non avete mai letto Jemisin non è questo il libro migliore per iniziare, ma prima o poi ve lo consiglio comunque.
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