Tempo fa accennavo alla mia intenzione di leggere la serie Nightrunner per un book club cui sto più o meno partecipando. Alla fine altre letture hanno avuto il sopravvento e non ho precisamente rispettato le scadenze stabilite per la discussione; in un modo o nell'altro, comunque, la serie la sto leggendo. Per cui, tempo di parlare del primo romanzo, direi.

Titolo: Luck In The Shadows
Autorə: Lynn Flewelling
Prima Edizione:: Spectra Books
Data di pubblicazione: 1 agosto 1996
Genere: Fantasy
Pagine: 497
Autoconclusivo o parte di una serie: Primo libro della serie Nightrunner
Sinossi: Imprigionato per un crimine che non ha commesso, il giovane cacciatore Alec di Kerry riesce ad evadere con l'aiuto del suo compagno di cella, Seregil di Rhiminee, spia e furfante dal notevole carisma, che di seguito gli propone di prenderlo come apprendista. Così Alec si lascia alle spalle la sua vecchia e semplice vita e segue Seregil nel suo ritorno a Rhiminee, allendandosi nel frattempo per apprendere le nuove abilità che gli saranno richieste - ed ingegnandosi per sopravvivere malefici nemici che paiono essere alle calcagna. A Rhiminee Alec entra in contatto con un mondo abbagliante e ben lontano dalle sue origini rustiche; fa conoscenza con maghi, nobili, circoli segreti; e, assieme al suo mentore, si trova coinvolto in macchinazione e congiure che in realtà non sono che un debole riflesso di più oscure e malvagie minacce che incombono all'orizzonte.
Analisi: Luck In The Shadow è narrato prevalentemente dai punti di vista fra loro alternantisi di Alec e Seregil, anche se i narratore in terza persona alle volte fa incursione nella prospettiva di qualche altro personaggio - primi fra tutti i cattivoni che incontriamo nel prologo. La prosa di Flewelling è ricca di descrizioni e non proprio svelta, ma comunque fa un buon lavoro ad evocare un'atmosfera da classico mondo fantasy.
Il setting, in effetti, ci ricorda tante storie già lette o anche solo assorbite per osmosi culturale: abbiamo un mondo medievaleggiante, diffusa presenza della magia, saggi maghi, regni rivali, lontane notizie di draghi, ed una razza che non vuole assolutamente rifarsi agli elfi quale gli Aurenfaie (che sono incredibilmente longevi, hanno affinità con la magia, e tendono a vivere isolati - però non hanno orecchie a punta e come aspetto sembrano degli umani particolarmente attraenti).
Se l'ambientazione è un po' derivativa anche per gli standard degli anni '90, il setting tuttavia si distingue per la mancanza di sessismo pervasivo e di omofobia - e se è vero che i costumi risultano diversi a seconda della regione e della cultura che andiamo a considerare, i luoghi dove buona parte della storia si svolge sembrano piuttosto aperti da tal punto di vista. La serie è probabilmente nota soprattutto per la sua rappresentazione positiva di omosessualità e bisessualità, soprattutto nella forma della relazione fra i due protagonisti - la cui reciproca attrazione, tuttavia, in questo primo romanzo è nei primi stadi del suo sviluppo. Ho apprezzato che il libro non cercasse per forza di insegnare una lezione né facesse dell'orientamento sessuale un punto essenziale della storia, ed invece semplicemente raffigurasse un mondo fantasy non omofobo - perché, insomma, checché se ne dica, non è che sia obbligatorio per legge introdurre varie forme di bigottismo solo perché si vuole ambientare la propria storia in un mondo magico ispirato al passato.
I personaggi sono probabilmente la maggior attrattiva del romanzo; sia Alec che Seregil sono abbastanza ben sviluppati e soprattutto molto facili da amare. Magari c'è ancora qualche incertezza nella caratterizzazione di Alec, dato che alle volte sembra sveglio e pratico, altre eccessivamente impegnato ad imbarazzarsi ed arrossire, ma in ogni caso è un personaggio cui è spontaneo affezionarsi. Seregil dal canto suo rispecchia l'archetipo dell'amabile canaglia (o come traducete voi 'lovable rogue') dal passato tormentato, che certo è un po' un cliché, ma un cliché che funziona bene; e pur essendo estremamente abile ed astuto, non è tuttavia bravo in -tutto-, salvandosi così dal rischio di diventare un Gary Stu cui la tipologia di personaggio potrebbe esporre.
La trama ha la sua dose di avventure rocambolesche, nondimeno risulta abbastanza lenta nel complesso; è comunque abbastanza godibile, ma mi ha spesso dato l'impressione di costituire soprattutto un preparativo per sviluppi futuri.
Conclusioni & Consigli: Luck In The Shadows mi è sembrato, beh, carino. Non mi ha rivelato nuovi orizzonti, non è diventato la mia nuova ossessione, tuttavia ha intrattenuto abbastanza da voler continuare la serie. Va poi osservato che, sebbene a distanza di decenni ci sia un certo effetto déja vu, è comunque rinfrancante leggere un libro della sua epoca che non esprima una visione del mondo infuriante. Non lo definirei imperdibile, ma vale un tentativo, specie se vi piacciono tropi ed atmosfere del fantasy più tradizionale e vorreste vederli accompagnati da un approccio queer-positive.
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