The Unbroken aveva da subito attizzato la mia curiosità per via dei temi trattati - mi riferisco a: colonialismo e rappresentazione queer - per cui certo non ho avuto alcuna obiezione quando è stato selezionato come lettura dello scorso mese da uno dei book club cui partecipo. Sfortunatamente, un soggetto interessante non basta da solo a fare un buon romanzo, e se da un lato non mi piace fare a pezzi opere il cui cuore se non altro è dalla parte giusta, dall'altro non posso far finta che questo libro mi sia piaciuto, né di averci trovato alcuna qualità meritevole a parte le buone intenzioni.

Titolo: The Unbroken
Autorə: C.L. Clark
Prima Edizione: Orbit
Data di pubblicazione: 23 marzo 2021
Genere: Fantasy
Pagine: 529
Autoconclusivo o parte di una serie: Magic Of The Lost #1
Sinossi: Rapita da piccola dall'impero che ha conquistato la sua terra natale, Touraine è stata cresciuta come soldata, addestrata ad obbedire agli ordini e ad essere leale aɜ suoɜ commilitonɜ. Quanto la sua truppa è spedita a reprimere una ribellione nella sua terra d'origine, Touraine finisce per essere scelta dalla principessa Luca come spia/mediatrice culturale/assistente personale, nella speranza che possa aiutarla nei suoi piani - che mirano ad una trattativa con le forze della ribellione, ma soprattutto a mettere le mani sui loro segreti magici.
Analisi: La storia è narrata in terza persona, seguendo alternatamente le prospettive di Touraine e di Luca. La prosa, va detto, rivela non solo la scarsa esperienza dell'autorǝ, ma anche una carenza di editing. Non ho tenuto traccia di ogni giro di frase goffo, espressione imbarazzante, descrizione inadeguata di cui il libro è disseminato, citerò solo, come esempio significativo, il mondo in cui una personaggia presenta le altre indicando (traduzione mia) "Touraine, poi il culo di una donna, e poi la strega Brigani" - in una maniera che mi ha quasi fatto sospettare che fosse il culo, e non la donna cui apparteneva, ad essere individuato come membro attivo della ribellione. Espressioni colloquiali moderne sono mescolate a modi di dire inventati, trovata stilistica che in genere apprezzo se fatta bene - e cioè, intendo, in una maniera che si inserisce bene in un'ambientazione ed in una cultura fantasy ben costruite e coerenti. Come magari avevate iniziato a sospettare, non è qui questo il caso: ǝ personaggǝ usano continuamente l'espressione "sky-falling" senza che questa abbia un contesto alla base - la cultura in questione non dà un'insolita importanza al cielo, né ha miti sulla sua caduta, insomma è solo un'espressione inventata pigramente perché tanto è un mondo fantasy (fonti affidabili mi dicono poi che "sky-falling" è stato reso in italiano come "cazzo di nero cielo", che non so se migliori o peggiori la situazione).
Il setting è fortemente ispirato ai trascorsi coloniali del mondo reale, con l'impero di Balladaire e quello caduto di Shālan come ovvie rappresentazioni rispettivamente della Francia e del Nord Africa. Sebbene il parallelismo sia semplicistico e non particolarmente originale, di per sé non mi è dispiaciuto, dato che se non altro il riferimento storico ha aiutato a creare una base verosimile per l'ambientazione, oltre a porre l'accento su reali dinamiche di potere. Non appena il worldbuilding si allontana dalla sua ispirazione storica, invece, la sua mancanza di profondità si palesa in tutta la sua frustrante magnitudine. Per esempio, Luca talora menziona il "Withering", che dovrebbe essere una sorta di epidemia che affligge la sua madre terra, e che lei spera di curare una volta avuto accesso ai poteri magici; questa è una delle sua spinte che la motivano, peraltro introdotta con l'ovvio scopo di umanizzarne e renderne più simpatetica la brama di potere: del Withering, però, ci viene detto pochissimo, anche se dovrebbe avere una rilevanza tale da influenzare le sorti delle nazioni. Inoltre, buona parte del conflitto fra culture ruota attorno al loro diverso atteggiamento nei confronti di religione e magia; la prima, tuttavia, non è davvero sviluppata a fondo; sappiamo che la devozione religiosa è la chiave per accedere ai poteri magici, ma in che altro modo la fede ha informato la civiltà dell'impero Shālan? Quanto al disprezzo di Balladaire per ogni forma di spiritualità, questo finisce per apparire come un esempio di ateismo terrapiattista - nel senso che un invincibile razionalismo appare del tutto ingiustificato in un mondo in cui soprannaturale è ovviamente reale e visibile.
Un tema che sulla carta avrebbe avuto del potenziale è quello delle divise lealtà di Touraine; la nostra protagonista, infatti, è stata cresciuta da una cultura che comunque non la accetterà mai, vede il proprio gruppo militare come la cosa più simile che ha ad una famiglia, e proprio quando sta iniziando ad interrogarsi sulle sue radici, è gettata nel mezzo di un conflitto in cui rischia di perdere quel poco che le è rimasto. Avrebbe potuto essere un buon argomento da esplorare - se non che, ogni sua potenzialità è stata immediatamente invalidata e resa superficiale dalla presenza di quelle che sono probabilmente due delle protagoniste più stupide che avessi mai letto. Per intenderci, sono assolutamente a favore di personaggi imperfetti, che magari fanno scelte sbagliate, ma c'è una linea oltre alla quale la stupidità smette di essere un tratto realistico ed inficia invece la mia sospensione dell'incredulità. In questo caso, tutta la trama è mandata avanti dal fatto che Luca e Touraine continuano a prendere le decisioni più demenziali possibili, in una maniera che va contro il più comune buon senso, e che a livello narrativo sono talora anche delle complicazioni inutili. Per esempio, Touraine è affidata alla sua nuova missione dopo aver salvato la principessa e, immediatamente di seguito, essere stata incastrata per omicidio e sottoposta alla corte marziale. In che modo ciò la rende una buona candidata per tale compito delicato?! Avrebbe ben potuto essere prelevata dai suoi ranghi subito dopo il suo momento di eroismo, senza ritrarre Luca come una stupida irresponsabile che affida scientemente il destino della sua missione ad una sospetta traditrice. Dopodiché, Touraine non solo
Ma ho nominato la rappresentazione queer - cosa c'è da dire su quella? Allora, il setting è presentato come queernorm, il che devo ammettere che è sempre apprezzabile, e fra le due protagoniste dovrebbe esserci della tensione sessuale. Dico "dovrebbe" perché la loro reciproca attrazione è più che altro negli occhi di altrɜ personaggɜ che non la smettono di shipparle, mentre per come sono descritte le due non manifestano in realtà alcuna chimica percepibile.
Conclusions: The Unbroken si è rivelato un libro assai deludente, con poche caratteristiche redimenti. Il soggetto avrebbe potuto avere del potenziale, che però è stato decisamente sprecato a causa di una prosa sciatta, un wordlbuilding insoddisfacente, delle protagoniste imbecilli, ed una trama interamente mandata avanti dalla loro idiozia. Se mai deciderà di continuare la serie, sarà solo per completismo nevrotico, ed assolutamente non per interesse o apprezzamento per la saga.
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