Station Six è una novella di fantascienza incentrata su lotta di classe e persone queer nello spazio - il che riassume in una frase i motivi per cui ho sviluppato interesse per questo libro, ed anche più o meno tutto quello che ho da dire in merito. Ok, va bene, con un po' di impegno posso elaborare meglio.

Titolo: Station Sex
Autorə: S.J. Klapecki
Prima Edizione: AK Press
Data di pubblicazione: 21 febbraio 2023
Genere: Fantascienza
Pagine: 158
Autoconclusivo o parte di una serie: Autoconclusivo
Sinossi: Max è unǝ scaricatorǝ di porto sulla stazione eponima; non ama certo il suo lavoro ma, come comunemente accade, ne ha bisogno per sbarcare il lunario. Quando la mega-corporazione per cui lavora annuncia che buona parte dei dipendenti saranno da lì a poco resi superflui dal nuovo progetto di trasformare la stazione in un resort quasi del tutto automatizzato, Max è scossǝ fuori dalla sua passiva rassegnazione e ben presto si trova coinvoltǝ in battaglie sindacali, rivolte e sabotaggi.
Analisi: La storia è narrata in terza persona dal punto di vista di Max, in uno stile semplice e colloquiale che non è magari troppo memorabile, ma comunque si adatta bene allǝ personaggiǝ.
Come menzionato, l'attrattiva della novella è principalmente nei temi trattati: ed in effetti ci troviamo una buona dose di anticapitalismo, giusta indignazione, lotta degli oppressi per i loro diritti, per non parlare di unǝ protagonista nonbinary che è lì ed esiste senza che la sua identità debba essere di suo un big deal. Il tutto su una stazione spaziale. Ecco, fino a qui il libro mantiene le sue promesse e non è che possa lamentarmi.
Devo però dire, d'altro canti, che l'opera è davvero esilina, e non parlo del numero di pagine: il setting fantascientifico è lì per ragioni prevalentemente estetiche, con elementi di tecnologia futuribile che sono essenzialmente degli accessori scenografici abbastanza standard. Il conflitto di classe rispecchia temi realmente attuali, il che è apprezzabile, ma non lo fa con troppa immaginazione - almeno non quanto avrei atteso da un'opera di speculative fiction. Station Six non è infatti un'arguta distopia futura, la cui perversione immaginaria ci induce più o meno indirettamente a riflettere sul nostro tempo. Non parla di una società ipotetica, lacerata da conflitti ora quasi inconcepibili, ma che richiamano dei dilemmi etici correnti. Non ci mostra alcun tema o problema da un angolo insolito e nuovo. Molto semplicemente, è una storia che avrebbe potuto ben essere ambientata ai giorni nostri - se non che si voleva l'ambientazione spaziale perché lo spazio è figo.
Allo stesso modo, ɜ personaggɜ non sono male a livello di concetto, ed è facile concedere loro la nostra simpatia, ma non sono particolarmente approfonditi nella loro caratterizzazione. Max è queer e lavora in condizioni di sfruttamento, oltre a saperne qualcosa di hacking. Vic è un'attivista sindacale. Ok, bene, buone idee, ma mi sarebbe piaciuto vedere uno sviluppo maggiore.
Conclusione: Station Six non è un pessimo libro, si è solo rivelato più superficiale di quanto non avessi sperato - ma magari è un problema mio, magari sono io che chiedo troppo ad una piccola novella d'esordio. Ne ho apprezzato comunque il sentimento generale, e lo stile non mi ha fatto schifo, per cui terrò speranzosamente d'occhio anche questǝ autorǝ.
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